ROMA – La Corte Costituzionale, nella sentenza sul pagamento delle imposte scommesse, da parte dei punti collegati a bookmaker non autorizzati, “è andata oltre i quesiti posti dal giudice tributario. Abbandonando, evidentemente, il caso specifico Stanleybet, e le annualità oggetto di ricorso, si è occupata dei bookmakers privi di concessione”. E’ quanto si legge in una nota dell’avvocato Daniela Agnello, che fa parte del team di legali che assiste la società.Una sentenza con cui “vengono così delegittimati oltre 750 avvisi di accertamenti fiscali notificati dall’Agenzia Dogane e Monopoli e impugnati da Stanleybet davanti alle Commissioni Tributarie di tutta Italia. I giudici tributari dovranno riconoscere l’intervenuta illegittimità costituzionale della norma e annullare gli avvisi di accertamento”.“In linea con gli obiettivi del legislatore, la Consulta ha equiparato gli operatori comunitari privi di concessione ai concessionari statali, stabilendo che per le annualità successive al 2011 l’imposta è dovuta anche nel caso di scommesse raccolte al di fuori del sistema concessorio”, si legge ancora, ma “nell’estendere la sua valutazione agli anni successivi e ai soggetti esteri, non ha diversificato il trattamento fiscale nei confronti dei soggetti discriminati da parte dello Stato Italiano e legittimati dalla giurisprudenza ventennale nazionale e comunitaria, non si è occupata del soggetto estero ‘autorizzato a raccogliere lecitamente scommesse nel territorio italiano’. La Stanleybet, in virtù dei riconoscimenti avuti dalla giurisprudenza comunitaria e nazionale (Corte di Giustizia sentenze Gambelli, Placanica, Costa Cifone e Laezza, migliaia di pronunzie di merito e di legittimità nazionali) in relazione all’incompatibilità comunitaria della sanzione penale e dei provvedimenti amministrativi di diniego allo svolgimento dell’attività, occupa un posto diverso rispetto al bookmaker tipicamente privo di concessione”.La sentenza “apre le porte a nuovi profili di incompatibilità della normativa fiscale italiana rispetto al diritto eurounitario. Le argomentazioni della Consulta concedono a Stanleybet di rivolgersi, ancora una volta, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per far dichiarare l’incompatibilità comunitaria anche della norma fiscale italiana”.
Pubblicato il 16/02/2018 alle 08:49
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