Si incardina oggi 16 luglio, nelle commissioni riunite Lavoro e Finanze della Camera, il disegno di conversione in legge del decreto Dignità, che approderà in Aula il giorno 24. Sono dunque giornate decisive per il settore del gioco, visto che il decreto messo a punto dal ministro Luigi Di Maioprevede, tra le altre misure, il divieto assoluto di pubblicità di gioco e di sponsorizzazioni. Quali saranno le conseguenze del divieto totale di pubblicità di gioco per il mercato italiano? Si tratta di una misura che ha precedenti, in altri settori merceologici o in altri paesi europei? La parola all’avvocato Daniela Agnello, legale esperto di gaming e con alle spalle oltre vent’anni di esperienza sia nel settore penale che amministrativo e tributario.
“Il settore gioco rappresenta in Italia una vera e propria industria, una costante positiva nell’economia italiana, con un fatturato elevatissimo ed entrate delle quali l’erario non può fare a meno, insomma una vera dipendenza per le casse dello Stato italiano. Il volume d’affari del gioco è cresciuto nell’arco degli ultimi quattro anni in maniera esponenziale e rappresenta il 4,4 del prodotto interno lordo dello Stato Italiano. Oltre alle ingenti entrate erariali, intorno a tale settore, gravitano migliaia e migliaia di posti di lavoro.
Dalla Relazione illustrativa del decreto emerge che il divieto è giustificato dalla finalità di rafforzare la tutela del consumatore e dei soggetti più vulnerabili di una dipendenza socioeconomica con veri e propri effetti patologici e per un più efficace contrasto alla ludopatia.
Mantenendo il rispetto per i malati di gioco e per i soggetti deboli, ritengo che il divieto totale di pubblicità in tale settore, arrecherà un grande danno per l’economia nazionale, con conseguente ulteriore depauperamento del patrimonio dello Stato e un ovvio aumento del debito pubblico italiano, che già oggi ha raggiunto cifre imbarazzanti.
Un intervento così restrittivo mortifica certamente la libertà di iniziativa economica e scoraggia gli investimenti e la produttività, con conseguenti gravi ripercussioni sulle casse dell’Erario e sul settore lavoro, generando sempre più disoccupazione, il cui tasso in Italia è arrivato a livelli massimi storici.
Nel frattempo, il ‘giocatore compulsivo’ continuerà a giocare anche in assenza di pubblicità, poiché non è la pubblicità che incentiva la “voglia incontrollata” di giocare. Il ‘malato di gioco’ ha un vizio radicato e profondo, da contrastare e ‘curare’ non di certo con il divieto di pubblicità, ma con strumenti e percorsi specifici e mirati. Vietare la pubblicità nel settore gioco non aiuta il malato e non lo guarisce dalla sua dipendenza.
Se si vuole realmente e concretamente contrastare la ludopatia, si dovrebbe vietare il gioco nel senso più ampio del termine, si dovrebbe eliminare definitivamente il ‘settore gioco’, con tutte le inevitabili, gravissime e irreparabili conseguenze in termini di perdite erariali e occupazionali per lo Stato e per i suoi cittadini. Il decreto Balduzzi aveva già introdotto filtri e restrizioni alla limitazione del gioco (divieto di inserimento di messaggi pubblicitari di giochi con vincite in denaro nelle trasmissioni televisive e radiofoniche e altro, la pubblicità deve riportare in modo chiaramente visibile la percentuale di probabilità di vincita che il soggetto ha nel singolo gioco; avvertimenti sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro, il divieto di ingresso ai minori di anni 18 nelle aree destinate al gioco con vincite in denaro e altro). Tali interventi hanno prodotto risultati soddisfacenti, realizzando una concreta limitazione all’accesso al settore.
Una misura simile a quella in oggetto è stato realizzata relativamente al mercato delle sigarette. Anche in questo caso, è stata vietata qualsiasi forma di pubblicità. Occorre però rilevare che in questo settore, il divieto di pubblicità non ha in alcun modo disincentivato l’uso della sigaretta. La percentuale di fumatori in Italia, ancora oggi, è elevatissima.
Anche tale precedente, relativo al mercato del tabacco e delle sigarette, dimostra che il divieto di pubblicità non è lo strumento idoneo a contrastare l’abuso o la ‘patologia’ in qualsiasi settore.
L’introduzione del divieto assoluto di pubblicità nel settore del gioco è certamente inefficace per soddisfare i dichiarati obiettivi del Governo italiano, appare una misura inutile e dannosa per l’economia italiana globale. Pensiamo a quanti ‘official betting partners’ della seria A scompariranno con ripercussioni anche sulla sopravvivenza del ‘sistema calcio’. Pensiamo a quante multinazionali del gioco fuggiranno dal nostro Paese!
La riserva per i contratti pubblicitari attualmente in vigore e per le lotterie nazionali, così come la proclamazione che non sono ammessi nuovi accordi con scadenza oltre un anno, appaiono misure che esporranno lo Stato ad un contenzioso con rischio di risarcimento dei danni in favore delle società private.
Un Governo che si è insediato con apprezzabili prospettive di cambiamento non dovrebbe predisporre misure che potrebbero esporre lo Stato a contenziosi contro società con diritti acquisiti o misure che si potrebbero convertire in un male per il paese, le imprese e l’occupazione”.
In che modo e in quali sedi gli operatori potranno tutelarsi?
“Da una prima lettura del decreto, che ha generato dubbi anche in seno alla stessa maggioranza dalla quale promana e che, certamente, al di là della spinta emozionale, andrebbe approfondito e analizzato con i tecnici esperti del settore, pare che lo stesso si pone in contrasto con il diritto interno e con il diritto eurounitario.
Dalla lettura della norma appaiono mortificati diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana quale ad esempio la libertà di iniziativa economica e principi comunitari tutelati dal Trattato sul Funzionamento Ue.
Gli operatori, pertanto, a seguito della concreta applicazione dell’articolo 0, titolo III del ‘decreto Dignità’, potranno presentare un ricorso giurisdizionale di diritto interno per la tutela dei diritti acquisiti, chiedendo di sollevare la questione di legittimità costituzionale e il quesito di compatibilità comunitaria delle norme. Vi possono essere, inoltre, altri mezzi di tutela comunitaria contro gli eventuali deficit tecnici dell’emananda legge. Confidiamo in un approfondito esame tecnico da parte del Parlamento durante l’iter di conversione in legge”.
Nel testo anche l’aumento del Preu per slot e Vlt. A suo avviso il settore potrà sostenere questo ulteriore aggravio fiscale?
“Con l’aumento del Preu per slot e Vlt, il relativo settore, che ha già subito in passato importanti appesantimenti e aggravi fiscali, subirebbe un ulteriore impatto negativo che lo porterebbe ad essere, dapprima, marginalmente relegato fino ad arrivare alla totale scomparsa, con gravissime conseguenze in ambito monetario e occupazionale”.
COMMISSIONE BILANCIO, ESAME ASSESTAMENTO E VOCI SU GIOCO ED IPPICA – Da domani, 17 luglio, la Commissione Bilancio della Camera comincerà l’esame del Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato 2017, e delle Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato, che comprende anche alcune voci sul gioco pubblico, e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2018. I dati registano un aumento dei proventi per il Lotto (103 milioni), vengono iscritti un saldo negativo delle imposte gravanti sui giochi (-123 milioni) e delle lotterie e altri giochi (-20 milioni). In negativo anche le vincite sulle scommesse ippiche (-22 milioni) e gli aggi sulle scommesse ippiche (-3 milioni). Il contenzioso in materia di giochi e lotterie e restituzione delle cauzioni porteranno a una perdita di 10 milioni, mentre la voce Attività di controllo, accertamento e riscossione delle imposte sulla circolazione delle merci, garanzia della sicurezza sui giochi e controllo sulla produzione e vendita dei tabacchi, svolte dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha complessivamente un saldo negativo di circa 397.500 euro. Nel testo, infine, vengono inseriti Interventi a favore del settore ippico per 3.894.426 euro.
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