Per Stanleybet, un’altra vittoria in Cassazione. Per un centro del pesarese, condannato in appello, dopo un’assoluzione dai giudici di primo grado, per “esercizio abusivo di attività di scommessa”: il centro dovrà nuovamente essere giudicato e i magistrati dovranno tenere conto del fatto che alla base del mancato rilascio della licenza di p.s. potrebbe esserci una discriminazione.
La Questura competente aveva negato la licenza di pubblica sicurezza proprio perché il bookmaker non aveva ottenuto la concessione dei Monopoli. La Cassazione però ha ricordato che in simili casi bisogna appurare se la concessione non sia stata negata all’operatore estero “a causa di illegittima esclusione dalle gare o per effetto di un comportamento comunque discriminatorio tenuto dallo Stato”. Una volta accertata la discriminazione, si legge nella sentenza, “il giudice nazionale, anche a seguito della vincolante interpretazione data alle norme del trattato dalla Corte di giustizia CE, dovrà disapplicare la normativa interna per contrasto con quella comunitaria”.
I precedenti analoghi, ricorda Daniela Agnello, l’avvocato che ha sempre difeso i centri Stanleybet fin dal primo procedimento che ottenne una sentenza favorevole della Corte di Giustizia Europea, sono numerosi.
“La Corte di Cassazione si è occupata numerose volte di questi centri in materia di articolo 4 della legge 401/89 e di articolo 88 del Tulps (il primo è l’esercizio abusivo di scommessa e il secondo riguarda l’autorizzazione ai sensi del Testo unico di pubblica sicurezza ndr.). Tutti i procedimenti sono stati rinviati alle corti territoriali e successivamente disapplicata la sanzione penale”.
PressGiochi
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