Non c’è due senza tre. È arrivata la terza sentenza della Corte di Giustizia che boccia il sistema italiano delle scommesse e da ragione a Stanleybet. Dopo la sentenza “Gambelli” del 2003 e la sentenza “Placanica” del 2007, è arrivata il 16 febbraio 2012 la sentenza sui casi “Costa-Cifone” dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
IL NUOVO QUADRO GENERALE
Sarà sempre più difficile porre i sigilli alle agenzie di scommesse prive di concessione, purché collegate ad un bookmaker estero (come nel caso degli imputati Costa e Cifone con Stanleybet) che sia stato escluso ingiustamente dalle gare Aams, dopo la sentenza appena pubblicata dalla Corte di Giustizia.
La decisione è un terremoto che fa vacillare un sistema che conta 3,8 miliardi di euro di incassi nel 2011 (oltre 180 milioni all’Erario, tra aliquota e tasse addizionali) e circa 7 mila punti vendita autorizzati dai Monopoli di Stato.
La non conformità delle norme italiane che prevedono sanzioni per chi opera senza il permesso delle autorità – almeno limitatamente agli intermediari di bookmaker come Stanleybet che sono stati esclusi dalle gare passate – sarà recepita dai giudici italiani e rischia di provocare una sostanziale deregulation del settore scommesse.
COSA SUCCEDEVA
L’Italia, seguita poi da Francia e Spagna ha adottato per i giochi un sistema di concessioni: le compagnie che vogliono commercializzare giochi devono partecipare a una gara indetta dai Monopoli di Stato. Le prime gare consentivano solo alle compagnie costituite sotto determinate forme giuridiche di partecipare, una restrizione che fu al centro delle precedenti sentenze Gambelli e Placanica. Nonostante i correttivi apportati negli anni il bookmaker Stanleybet – che ha sollevato l’ultimo caso e anche i due precedenti di fronte alla Corte di Giustizia Europea – sostiene che il sistema italiano tuttora riconosca privilegi alle compagnie che fin dall’inizio hanno potuto accedere al mercato.
L’ANALISI E LA SENTENZA
A sentire puzza di bruciato è stata la Corte di Cassazione che, investita del procedimento, ha ritenuto sussistere dei dubbi riguardo alla compatibilità della disciplina nazionale con la libertà di stabilimento e la libera prestazione dei servizi garantite dal diritto dell’Unione.
Grande soddisfazione dalla Stanleybet, nelle parole dell’amministratore delegato David Purvis: “Stanleybet riceve dalla Corte di Giustizia il definitivo riconoscimento del suo diritto ad accedere al mercato italiano in condizioni di assoluta parità con gli altri concessionari nazionali”. Fine della strada, inoltre, per tutti gli operatori clandestini che si sono serviti della posizione Stanleybet per vantare una legittimità che non avevano. La Corte ha finalmente fatto chiarezza. Oggi i Monopoli, e più in generale le autorità italiane, dovranno riconoscere il diritto di Stanleybet ad operare “in un mercato italiano libero, concorrenziale e proporzionato”.
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